Nel panorama generale della musica “colta” vogliamo accostare uno dei capisaldi della tradizione popolare italiana: la canzona napoletana.
Nata quasi quattro secoli or sono, ai suoi primordi fu ispiratrice della opera in napoletano del ‘600 e primo ‘700 (il napoletano era parlato ufficialmente anche a corte da Re Ferdinando). La canzone in “lingua” napoletana fu toccata anche da G.Donizetti con “Me voio fa n’casa” (1838?) e da V.Bellini con il “Fenesta che lucive” ed ha conosciuto una storia di successi ininterrotti sino ai nostri giorni che continua con la produzione contemporanea.
Quando, agli inizi del Novecento, nacque l’industria discografica, Napoli era la maggiore città italiana non solo per popolazione ma soprattutto per vivacità culturale.

La belle epoque partenopea poteva rivaleggiare con quella parigina per vita letteraria e stelle del café-chantant. La canzone viveva quella che poi sarà definita l’epoca d’oro grazie a poeti come Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Giovanni Capurro, Giambattista De Curtis e Vincenzo Russo e musicisti di formazione classica come Francesco Paolo Tosti e Pasquale Mario Costa o popolare come Eduardo Di Capua e Salvatore Gambardella.

Con decine di case editrici musicali che annualmente si affrontavano nelle popolari feste canore di Piedigrotta e molti locali pubblici divenuti luoghi di intrattenimento e spettacolo, non meraviglia che un imprenditore locale, Raffaele Esposito, noleggiatore di carrozze e cavalli, trasformasse stalle e rimesse in studi di registrazione per fondare nel 1901 la Società Fonografica Napoletana (qualche anno dopo ribattezzata Phonotype Record e ancora oggi molto attiva).

Primo movimento

Alfredo Casella (Torino, 25 luglio 1883 – Roma, 5 marzo 1947) è stato un compositore d’opera (La Donna Serpente, Op. 50), musica sinfonica (3 sinfonie, concerti) e cameristica (pagine per pf. Sonate a più strumenti). Fonda la Società Nazionale di Musica per la diffusione della musica contemporanea.
Napoli era piena di locali dove ci cantavano le canzoni che tra poco ascolteremo: l’Eden, l’Excelsior, La fenice, il vecchio Fiorentini, il Flora Park e il Teatro Italia.
Introduzione per solo pianoforte da A.Casella 11 Pezzi infantili, op.35 (1920)
Siciliana

1904 ‘A VUCCHELLA – Gabriele D’Annunzio, Sir. Francesco Paolo Tosti
Originale e simpatica l’origine e la nascita di questa canzone che e’ una delle piu’ note nel panorama della melodia partenopea. La stesura del testo fu una scommessa fra Gabriele D’Annunzio e Ferdinando Russo (quest’ultimo già autore di note canzoni napoletane). A quei tempi, siamo nel 1892, i due poeti lavoravano a “Il Mattino” e Russo lancio’ una sfida al D’Annunzio: scrivere una canzone in dialetto napoletano. Il celebre poeta scrisse “‘A vucchella” che Russo conservò fino al 1904 quando la consegnò a Francesco Paolo Tosti per farla musicare. La canzone fu pubblicata dalla Ricordi di Milano con la data di quando fu composta: il 1892. Il successo fu enorme.
1900 I TE VURRIA VASA’ – Vincenzo Russo, Eduardo Di Capua 
E’ una delle più belle canzoni d’amore in lingua napoletana pubblicata nel 1900, universalmente conosciuta a livello internazionale, e cantata tra gli altri da Giacomo Rondinella, Tito Schipa. Russo nato a Napoli il 1876, era il primogenito di un umile ciabattino finché non incontrò il musicista Eduardo Di Capua, famoso per la musica di ‘O sole mio.
1915 TU CA NUN CHIAGNE – Libero Bovio, Ernesto De Curtis
Scritta da Libero Bovio, famoso per aver scritto Guapparia e musicata da Ernesto De Curtis.

Secondo movimento

Introduzione per solo pianoforte da A.Casella 11 Pezzi infantili, op.35 (1920)
Bolero
1835 TE VOGLIO BENE ASSAIE – A.A.

1912 CORE N’GRATO – Alessandro Sisca (Cordiferro), Salvatore Cardillo
Scritta nel 1911 dall’emigrato napoletano Alessandro Sisca (detto Cordiferro), cresciuto a New York.
1919 SANTA LUCIA LUNTANA – Giovanni Ermete Gaeta (E.A.Mario) 
Autore del testo e della musica E.A. Mario (nome d’arte di Giovanni Ermete Gaeta) nato a Napoli, impiegato delle poste. Famose le interpretazioni di Enrico Caruso, Beniamino Gigli.

Terzo movimento

Introduzione per solo pianoforte da A.Casella 11 Pezzi infantili, op.35 (1920)
Galopp
1902 TORNA A SURRIENTO – Ernesto De Curtis, Giambattista De Curtis

A molti sembrerà strano, ma questa canzone e’ dedicata ad un uomo. Questi sono i fatti. Nel Settembre del 1902 il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli si recò in visita ufficiale a Sorrento. Prese alloggio nell’albergo in cui lavorava come affreschista Giambattista De Curtis.A quei tempi la situazione a Sorrento era catastrofica. Strade sconnesse, case diroccate, servizi inesistenti. Per invogliare il Presidente Zanardelli a fare qualcosa ed al piu’ presto, i De Curtis (Giambattista ed Ernesto) gli dedicarono questa canzone (scritta in poche ore, ma modificata poco dopo nella versione attuale) per esortarlo a ritornare a ricostruzione avvenuta e godersi le bellezze di Sorrento. Da allora e’ diventata una delle canzoni napoletane più conosciute nel mondo.
1935 NON TI SCORDAR DI ME – Furnò – Marischka e Ernesto De Curtis
E per finire una della canzoni che all’esterno è famosissima ma quasi sconosciuta in Italia e che potrebbero cantare tutti accompagnando il ritornello Tiritomba Canzoni Popolari Napoletane – Anteriori al 1900 Autore: Anonimo del XIX secolo.
1882 TIRITOMBA – A.A. (tratto da Vincenzo De Meglio “La canzone napoletana” per canto e pianoforte. con versi e spartiti di una vasta antologia di canzoni antiche. Edizione 1871/1882) : Tiritomba, tiritomba, tiritomba tiritomba all’aria va.
Finale
1898 O’ SOLE MIO – Giovanni Capurro, Eduardo Di Capua (Napoli, 12 maggio 1865 – Milano, 3 ottobre 1917)

Marco Clerici e Veronica Fasanelli (arie napoletane)

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La Sala della Rotonda del nosocomio magentino è stata inondata dalle note delle più famose canzoni napoletane di cui il tenore, ospite per la prima volta del Fornaroli, è appassionato e valente interprete.
Trentottenne, vigevanese di nascita, Marco Clerici, diplomato in canto al Conservatorio di Novara, ha già al suo attivo come compositore di musical e cantautore diversi brani presentati all’Accademia di San Remo, ha duettato con Bruno Lauzi e con il cantante Ron. Si è esibito come solista nel 2007 davanti a papa Benedetto XVI in occasione della visita pastorale alla diocesi di Vigevano.
Sua pianista accompagnatrice è Veronica Fasanelli di Mortara, che, dopo il diploma in pianoforte, studia organo e direzione corale, oltre ad avere una specializzazione in musicoterapia che la impegna nel recupero dei bambini ipoacustici e con difficoltà di apprendimento.
Il concerto si è svolto nell’ambito del progetto IRIS-OSPEDALE APERTO, e per la rassegna “Musica in ospedale”, alla sua XXIII edizione, presso l’ospedale di Magenta.
Il programma del concerto in ospedale è una suite di canzoni in tre parti, ciascuna delle quali introdotta dai “Pezzi infantili” per solo pianoforte del compositore torinese Alfredo Casella. Le canzoni napoletane spaziano da ‘A Vucchella a I te vurria vasà, da Te voglio bene assai a Torna a Surriento, per concludersi con O sole mio, la canzone che non conosce confini.

Antiche arie della terra di Napoli

Queste “arie” rimandano ad un tempo lontano quando Napoli era capitale europea, e  mondiale della musica. Tra il 1600 e il 1700 conquistava gloria ed onori il compositore napoletano Leonardo Vinci che ricordiamo con due arie: “So’ li ssorbe”, pilastro del repertorio classico della canzone d’autore made in Napoli e “Ll’ommo”, ovvero l’uomo, basata sul gioco della melodia tipica napoletana e su un testo ironico e scherzoso di come un uomo può essere simile ad un pezzo di pane.
A Napoli nasce l’Opera Buffa che viene consacrata da autori della famosa scuola napoletana quali Cimarosa e Paisiello. Ed è proprio quest’ultimo che scrisse “La Bella Molinara” andata in scena nel 1788 a Napoli e che successivamente fu baciata da un grande successo in tutta Europa.
Nel 1737 nasce il Teatro di San Carlo e tutt’intorno vi era un gran numero di sale da concerto piccole e grandi, qui si rappresentavano opere serie e buffe, non vi era una propria e vera divisione tra colto e popolare: i Reali quando potevano si confondevano con il popolino.
Nelle strade si faceva musica in modo spontaneo, stornelli e canzoni tramandati di voce in voce, di strada in strada diventavano materia di rielaborazione per compositori fantasiosi e carichi di prestigio.
E’ il caso di “Fenesta Vascia”, antica melodia del 1600, canto struggente di un innamorato disperato. Anche “Vulumbrella” è uno di quei canti senza tempo di origine popolare. Mentre “Toledo” è una magia di suoni ammalianti e sensuali di una strada che rappresenta ancora oggi il cuore di Napoli.
Dall’Opera Buffa si passa al melodramma del 1800 e a questo genere che Gaetano Donizetti deve la sua grande popolarità; ricordiamo lo straordinario successo della “Lucia di Lammermoor”, tenuta a battesimo a Napoli nel 1835. Gaetano Donizetti ruba a Napoli la canzone e la trasforma in gioiello di gusto belcantistico durante il soggiorno a Napoli tra il 1828 e il 1838 quando fu titolare della cattedra di composizione al Conservatorio San Pietro a Majella, che per un breve periodo diresse anche. Donizetti scrisse tante opere dì successo per iI Teatro San Carlo e, a tempo perso, compose anche qualche canzone su testo napoletano arricchendo già il vasto repertorio musicale napoletano con “La Conocchia” e “Me voglio fa ‘na casa” nota anche come “Canzone Marinara”.
Famosissima è la “Tarantella” scritta per ” La Festa di Piedigrotta” nel 1852 da Luigi Ricci (autore di Crispino e la comare su libretto di Francesco Maria Piave – Venezia, Teatro S. Benedetto, 28 Febbraio 1850)
Tra i compositori figura ancheFrancesco Paolo Tosti, autore delle uniche vere  romanze da salotto destinate alla borghesia di fine Ottocento, capace di apprezzare non solo le melodie accattivanti e soffuse, ma anche e soprattutto i testi. Quelli di “A ‘Vucchella” sono ad esempio di un magnifico poeta: Gabriele D’Annunzio.

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